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LA LAVANDA DEI PIEDI DEL CENTRO LA TENDA E L'IMPORTANZA DEI SIMBOLI

 

Anche quest'anno la celebrazione della lavanda dei piedi (svoltasi giovedì scorso, 6 marzo presso la Comunità di Brignano del Centro La Tenda) ha coinciso con un forte momento di riflessione e di intenso simbolismo.

 

Durante la celebrazione, don Nicola ha voluto sottolineare  come il gesto della lavanda dei piedi rappresenti il momento di massima significazione della proposta evangelica, attraverso la quale  Gesù ha inteso comunicare ciò che le parole, anche le più dotte, illuminate e  e sagaci non sono in  grado di comunicare.

Ed in effetti la lavanda dei piedi intende rivelare, anche nelle intenzioni di Gesù, ciò che solo nel futuro può essere compreso fino in fondo.

Il brano evangelico di Giovanni rappresenta effettivamente qualcosa in più della narrazione contenuta in altri Vangeli.

Innanzitutto, c'è il tema del   tempo, in cui ci collochiamo tradizionalmente. Questo, come altri brani evangelici, non possono essere raccontati in termini meramente cronologici, come a volte ci ritroviamo a fare, come, per esempio quando parliamo dell’al di là o di vita eterna o quando immaginiamo i fatti separati l’uno dall’altro, staticamente o anche in scandite   successioni cronologiche.

In realtà il tempo raccontato, al di là della verità storica degli eventi, è senza tempo, ossia oltre il tempo.

E più propriamente ci indica situazioni, dinamiche che in qualche modo caratterizzano l'umanità intera e sono sempre presenti.

Da qui anche la differenza fra memoriale e memoria, che pure Don Nicola ha sottolineato più di una volta. Laddove il memoriale è più propriamente l’attualizzazione permanente di ciò che è stato un tempo, o meglio una ripetizione di ciò che è un gesto compiuto per indicarci una strada, una la realtà che non può essere ascritta  al passato. Come invece è tipico della memoria.

Ecco, da questo punto di vista il tempo viene ridefinito come un tempo eterno. Un tempo di gesti  impressi nella Vita, Vita profonda dell'umanità, presente, passata e futura. In ciascuno di noi.

Quindi il memoriale non è semplicemente un ricordare eventi del passato, come avviene per esempio quando guardiamo una fotografia bensì, è una costante riattualizzazione di una forza che appartiene alle nostre radici e che lo stesso Cristo ha voluto imprimere in ciascuno di noi indicandoci anche il modo per renderla sempre viva.

Quindi don Nicola ci ha voluto sottolineare come anche il porsi di Gesù, nell'ultima cena, spogliandosi di ogni veste e ponendosi con un gesto imprevedibile al servizio dei suoi discepoli, rappresenti un'ulteriore occasione per illuminare il valore profondo della relazione, vale a dire il rapportarsi all'altro,  in spirito di servizio senza far valere una qualsivoglia autorità gerarchica.

Ma   è invece da sottolineare lo spirto di servizio, di eguaglianza con cui Gesù ha voluto proporre alle persone con cui si è rapportato una scelta di condivisione, di amicizia, che rappresenta la prospettiva nuova verso cui incamminarsi. E verso cui don Nicola ha sollecitato gli stessi operativi del Centro La Tenda a ritrovarsi.

Quello che è emerso con ancora maggiore chiarezza è l'integrazione fra questi aspetti. Difatti, l’insegnamento, forse più importante è il valore dell’integrazione, dell’unità, fra gesti e parole, tra persone e parti interne alle stesse persone.

Ed è proprio nella relazione, simbolizzata dalla lavanda dei piedi, che Dio ha voluto suggerire all’uomo la strada affinché ognuno riscopra, senza presunzione e con umiltà, il dono che ha ricevuto e che fa anche a se stesso in una sorta di circolarità, implicita in ogni atto d'amore.

Con queste premesse, nella celebrazione di questo Giovedì Santo, Don Nicola ha voluto anche ricordare le varie problematiche di cui il Centro La Tenda si sta facendo carico, dimostrando anche coi fatti un costante ampliamento dei suoi orizzonti, e dove effettivamente non ci sono più confini legati alle categorie, ma si coglie un’onda di amore e di servizio che coinvolge tutti, ognuno col suo contributo.

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