caosinforma n.163
Il mondo organizzato tende a escludere qualsiasi riferimento alla comunità, a beneficio esclusivo della società. Quest’ultima, con tutto ciò che presuppone in termini di istituzioni, organizzazioni e regole, completa necessariamente la comunità in virtù del suo carattere politico.
Il limite della comunità è che sembra riguardare solo le relazioni interpersonali e i rapporti di amicizia, dove i sentimenti e il libero aiuto reciproco giocano un ruolo più importante rispetto alle transazioni, che sono razionali se non sempre calcolabili. Di conseguenza, nel mondo liberale di oggi la comunità è relegata ai margini, come una questione puramente privata. In realtà, ogni impresa in cui è necessaria una collaborazione di più persone deve coniugare le caratteristiche della comunità con quelle della società.
Ma come farlo? «In ogni caso, si deve tendere a che l’impresa divenga una comunità di persone nelle relazioni, nelle funzioni e nella posizione di tutti i suoi soggetti».
La sfida è fare di ogni impresa una comunità di persone. Perché? E come può un’impresa che si è sviluppata sotto forma di società diventare una comunità
Solo accogliendo elementi di discontinuità si favorisce il naturale bisogno di cambiamento e lo si rende fecondo di ulteriori sviluppi. Altrimenti, il movimento risulta solo apparente, privo di dinamismo e destinato, inesorabilmente, all'esaurimento.
Un percorso che rispecchia le diverse fasi che hanno caratterizzato la recente evoluzione del Centro La Tenda. Un procedere, appunto, non lineare ma frutto di significativi cambiamenti che coinvolgono strutture fisiche e mentali, metodi, servizi ma soprattutto persone chiamate costantemente a ridefinirsi, come ci ricorda la filosofia dell'imparare e disimparare continuamente, propria dei nostri processi formativi
Lungo questo percorso, proponiamo in questo numero un approfondimento della proposta "Area Lavoro” del Centro La Tenda.