LA PAROLA DELLA DOMENICA "CERCHIO"
LA "PAROLA" DELA DOMENICA
CERCHIO
(Riflessioni, emozioni, sollecitazioni operative correlate alla omelia domenicale di Don Nicola Bari)
Guarda la registrazione integrale della celebrazione sul canale Youtube del Centro La Tenda
Le letture di oggi ci fanno riflettere sul senso della comunità, inclusa ovviamente la nostra e, quindi sul senso delle relazioni, dei cambiamenti e della stessa Resurrezione.“C’è un messaggio diretto a tutti. Un messaggio universale, nessuno escluso. È come una bella lettera che arriva a ciascuno di noi”
Esordisce così don Nicola nel consegnarci le sue riflessioni sulle letture domenicali oggi. (Atti degli Apostoli 3,13-15.17-19; Salmo 4; Prima Lettera di san Giovanni 2,1-5a; Luca 24,35-48)
Lo stesso don Nicola ci confida di aver cercato di entrare nell’esperienza che l’Evangelista Luca vuole trasferirci, invitadoci ad andare al di là del mero racconto di un fatto.
Non caso, Gesù, nel brano evangelico di oggi, si affianca ai discepoli e non si colloca davanti o dietro, ma in “stette in mezzo a loro” a loro, a testimoniare la necessità di un rapporto di condivisione e di crescita comune.
Non a caso, aggiunge don Nicola, facendo riferimento all’esperienza, al metodo, agli incontri che avvengono nel nostro Centro, le persone (siano essi operativi, familiari, coordinatori di Struttura o di Area) si radunano sempre in cerchio.
Il cerchio, infatti, è la figura geometrica che meglio rappresenta e traduce il senso dello stare insieme.
Laddove il centro del cerchio è occupato non da un “protagonista” ma dal valore condiviso del bene, che accomuna i partecipanti.
In gioco c’è la verità, rappresentata dai rapporti di reciproco aiuto e dal Bene che lo consente.
Il cerchio permette, infatti, a ognuno di guardare negli occhi l’altro e di riconoscersi sullo stesso livello.
Difatti, la verità si percepisce attraverso la realtà e non coincide con i nostri fantasmi, è un è un toccare più profondo. È, in effetti, un “entrare dentro”.
Ed è in fondo, questa, un’esperienza di resurrezione.
Essa infatti non avviene una sola volta per tutte, ma è un’esperienza che si rinnova costantemente.
È quell’esperienza che ci “fa andare avanti”, ogni volta che ci risvegliamo dal sonno della notte, o dalle oscurità delle nostre ombre.
La stessa resurrezione di Lazzaro ci dice questo, “egli non è risorto solo dalla morte fisica (una resurrezione, questa, temporanea), ma soprattutto dalla morte dello spirito.
In realtà la resurrezione è un momento di crescita chi ci riguarda e ci aiuta a capire la verità sulla nostra vita.
Cosicché, riprendendo la riflessione sulla maschera che nasconde il nostro vero volto, don Nicola, ci ricorda che solo quando guardiamo dietro la maschera vediamo veramente il volto di noi stessi e dell’altro.
Così come ci invita a fare il Vangelo di Luca: “entrare nella esperienza”.
Il brano evangelico di oggi quindi ci testimonia proprio questa capacità di cogliere la verità che si cela dietro il fatto. Un’ esperienza di ascolto e di visione profonda che apre veramente.
Il Signore apparendo ai suoi discepoli ci dà una buona notizia: “anche noi possiamo risorgere”.
In tal seno è significativo, ancor più, lo stesso invito di Cristo a mangiare insieme. Mangiare, in fondo, è il segno di una comunione ritrovata; è un invito a stare insieme, a nutrirsi di pane, di e reciprocità, ad essere testimoni, non predicatori.
“La possibilità c’è. Ma possiamo solo sperimentarla”.