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I FOTOGRAMMI DI NICOLA

 

Nicola amava  l’immagine simbolica del film in contrapposizione a quella della fotografia.

"Il nostro Centro” ricordava spesso, “è una realtà sempre in evoluzione: non è quello di ieri, non è quello di domani! Ma come ogni fotogramma  di un film, ogni momento ha senso se rapportato ai precedenti e a quelli successivi. Non è una realtà statica, anche se ciò darebbe sicurezza. È sempre aperto ad accogliere nuovi stimoli, ad elaborare nuove risposte"

Questa  definizione  ci insegna, tra l’altro, a non pretendere certezze assolute su tutto,  a non coltivare  un pensiero rigido e dogmatico, ma flessibile e aperto, capace di esplorare le sfumature e le complessità della vita. A privilegiare insomma, sempre il dialogo.

Nel  dialogo, infatti, sono  i soggetti a decidere sui temi.

C’è una significativa  sintonia tra la definizione sopra riportata e la proposta  di Papa Francesco quando  quest’ultimo  suggerisce di adottare “il pensiero incompleto”.

L’incompletezza, in entrambi i casi, è positiva, perché   impedisce di essere soggetti chiusi. E perché il contenuto del dialogo è importante, ma il soggetto lo è ancora di più.

La cultura del dialogo, inoltre,  richiede l’inclusione di tutti, perché tutti - non importa quanto intelligenti o deboli siamo - siamo parte di un  qualcosa di più grande.

Il pensiero incompleto, ma in fondo la stessa vita  di Nicola,  è proprio la testimonianza di tutto questo,  di come un caleidoscopio di idee, di azioni, di progetti, un mosaico di prospettive ci abbia aiutato (e continui a farlo) a esplorare, imparare e crescere. È un viaggio senza fine, ma è proprio in questa incompiutezza che troviamo la bellezza e il desiderio di continuare il cammino intrapreso con lui.

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