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LA PAROLA DELLA DOMENICA "INCREDULITA'"

 

LA “PAROLA” DELLA DOMENICA 

Riflessioni, emozioni, sollecitazioni operative correlate alla omelia domenicale di Don Nicola Bari

 Comunità Sorella Luna (Roma)

 11 aprile 2020

INCREDULITÀ

“Oggi  le letture ci offrono tanto, ma in particolare  evidenziano aspetti della vita del gruppo dei discepoli che, sebbene molto lontani dai nostri tempi  nondimeno ci sono molto vicini e, per certi versi,  ricordano la fase che stiamo attraversando”.

Cosa infatti dire delle difficoltà, ora come allora, di uscire veramente dalle nostre tombe, dalle paure e insicurezza individuali vissute dai discepoli dopo la morte in croce di Gesù?

E cosa dire della tendenza degli stessi Apostoli a starsene, per timore, chiusi in una stanza buia e maleodorante pur avendo fatto esperienza di relazione profonda con Cristo?

E inoltre, che ne è dello spirito di fratellanza che Cristo aveva invitato i discepoli a praticare così come Lui aveva loro insegnato?

Domande che, ieri come oggi, non smettono di interrogarci.

Interrogativi che valgono anche e oggi per ciascuno di noi, che oggi, dopo la “traversata del deserto quaresimale” e dopo aver vissuto esperienze molto intense e ricche di significato e di condivisione, continuiamo a scindere le nostre vite, e a mantenere distanti da noi, il bisogno intimo di manifestarci allo sguardo dell’altro,

Ma più che colpevolizzarci o deprimerci, don Nicola ci invita dell’atteggiamento sempre disponibile all’ascolto e alla misericordia che Cristo stesso ha mostrato nei confronti di Tommaso.

Gesù invita quest’ultimo, infatti,   a guardare le sue  ferite e mettere  le mani e a metterle nel suo costato, ancora sanguinante, come Tommaso stesso aveva chiesto per superare la sua incredulità.

Ma Gesù non vuole forzare Tommaso lo “scettico” , nel quale peraltro possiamo identificarci tutti noi, quando esprime i suoi proverbiali dubbi.

Non lo accusa, non lo rimprovera,  ma si ripropone, si riconsegna a discepoli che non l'hanno capito, ne rispetta la fatica e i dubbi pur avendoli ritrovati ancora paralizzati dalla paura

E accompagna con delicatezza infinita la fede lenta dei suoi, ai quali non chiede di essere perfetti, ma di essere autentici.

Ciò che vuole far capire loro è  che la sua fede poggia esclusivamente  sull‘amore di Dio per noi povere creature.

Quell’amore che ci può  permettere di accogliere senza  timori le nostre ferite, i nostri sbagli, i nostri dubbi ostinati.  E di amare a nostra volta.

La croce, in realtà,  ed è  questo il messaggio che ancora una volta don Nicola indirizza a tutti noi,  non è un semplice incidente di percorso da superare e dimenticare, ma un’esperienza di “compassione” che ci aiuta ad  essere più umani, più vicini, più fratelli.

Le Sacre Letture  di oggi 11 aprile 2021   

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